sabato, gennaio 12, 2008

Rifiutami

Da bambina c’era una suora che raccontava delle storie…

Allora , attraverso i suoi racconti e qualche documentario che vedevo alla tv,

la cosa che mi spaventava di più in assoluto erano le favelas in Brasile.

Lei, la suora, aveva fatto la missionaria in quel paese sconosciuto e lontanissimo, dove la gente e la giungla si mischiano ai grattacieli.

La cosa che poteva farmi più orrore era sapere che in un paese così meraviglioso c’è gente che vive camminando tra i rifiuti, nel marciume e nella sporcizia, e che sopporta un odore nauseabondo giorno e notte.

E che ne sapevo io da bambina che abitavo in una regione chiamata Campania!

Ho continuamente addosso un senso di ribrezzo, è così difficile da descrivere!

No, non la faccio la telecronaca del sacchetto incendiato e non racconto nemmeno cause ed effetti della malavita e della politica italiana, il cesso pieno di merda dell’Italia fa notizia per qualche mese, poi disgusta e si deve per forza parlare d’altro, se no che schifo.

Intanto non si può stare chiusi sempre in casa, dove io cerco di stare il più possibile, esco solo la sera, vado a fare l’amore, passando per le strade più buie dove è difficile vederne i bordi.

Eppure anche lì… anche se non c’è il sole…. Il disgusto!

E stamattina contribuisco all’azienda di famiglia, un negozio sulla strada del paese, un bel posto dove le favelas brasiliane si sono venute a fare le vacanze, o si sono trasferite. Si proprio qua fuori!

I colori di questa collina sono svariati, e ricoperti dalla rugiada di un mattino di inverno, che fa un po da frigorifero e rende meno pungente l’odore. Prima di 4 settimane.

Avete mai aperto un frigorifero dove c ‘è un limone che marcisce da 4 settimane?

Non racconterò mai ai miei figli che c’è un pese chiamato Africa dove la gente muore di fame…

Perché quando capiterà a noi voglio che si sentano unici!

Io invece per colpa di qualla suora ho avuto gli incubi, pensando ai bambini che giocavano tra i rifiuti, e oggi quelle scene da girone dantesco mi tocca viverle!

Prendi l’auto, fai lo slalom tra montagnelle addossate alle case di gente che paga la donna delle pulizie per togliere la polvere dai mobili, cerchi di passare prima di quello di fronte che ha la macchina più grande della tua e che rotola sui sacchetti esterni maciullandoli, ma lui ti incastra al muro… poi ti defili, cerchi parcheggio e dopo aver osservato un bordo strada di 40 metri con la montagnella colorata, trovi posto (nella versione ottimistica).

A fianco alla porta del negozio, a solo 3 metri, si staglia placidamente la montagnella colorata con la rugiada d’inverno.

Cerco di voltarmi da una altra parte, una parte che non c’è perché nelle favelas non ci si può voltare “altrove”, la puzza tremenda e disgustosa non fa caso ai tre metri che mi separano dalla montagnella ma mi colpisce e si attacca addosso come se saltellassi su quei sacchetti. Inutile fare l’indifferente, anzi non è inutile è indecente fare finta di niente. Ma quanto a indignarsi quello si che è inutile.

Perché non si ottiene altro risultato che smettere di fare l’amore perché si e nervosi, il sangue che sale al cervello e poi ci resta ti fa venire solo un ictus ma non smuove la montagnella…

Quello che invece dà un barlume di gelida speranza è la rivolta, la sommossa, la rivoluzione, la non accettazione di una condizione da terzo mondo , noi ai quali da piccoli ci facevano sentire fortunati di essere nati in un paese civilizzato, dove paghi le tasse e c’è un ordine prestabilito di cose, dove i cattivi li arrestano e alla munnezza non ci hai nemmeno mai pensato.

Io lo voglio gridare che sono delusa, che sono triste, che mi viene da piangere, un po per lo sconforto e un po per la puzza allucinante che mi tocca sentire che anche se fai il duro le lacrime ti escono lo stesso per un effetto chimico.

Lo voglio scrivere che mi strapperei i capelli dalla testa, che questo paese mi impedisce di vivere la mia vita, di fare l’amore , mi impedisce cazzo di lavorare, perché devo stare a pensare alle favelas che stanno diventando la mia casa!!!!

Mi vergogno, mi umilio, non polemizzo più, perché è così di cattivo gusto parlare male del morto al suo funerale…

Il groppo alla gola stringe troppo

Quanto dura sto funerale?

3 Commenti:

Blogger Unknown ha detto...

teso questo post mette in luce quello che è il vero tuo problema: + munnezza - sesso...devi avere un problema!
...ti ho detto che per il viaggio di nozze di ho regalato un viaggio in brasile? indovina dove? c'era un offerta speciale fatta da bassolino se il bagaglio a mano te lo impone lui!!!
kisses

domenica, 13 gennaio, 2008  
Anonymous Anonimo ha detto...

Terry, mi dispiace. Soprattutto perche' non fai l'amore e pensi di vivere in brasile, che poi e' sempre stato il tuo sogno ed ora hai scoperto che e' un incubo... emy

giovedì, 17 gennaio, 2008  
Blogger teresa ha detto...

chi vive fuori napoli usa ancora ancora la vechia scusa del mal di testa per non far sesso...
a noi basta la frase "amore stasera no, ho la nausea per la puzza"

giovedì, 17 gennaio, 2008  

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